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Nos sumus tempora: quales sumus, talia sunt tempora!

Il percorso formativo al tempo del Covid - di Don Francesco Buccafurri


«Sono tempi cattivi, tempi penosi!” si dice. Ma cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. I tempi siamo noi; come siamo noi così sono i tempi» (Agostino, Discorsi, 80,8). Credo che quest’illuminante riflessione di Sant’Agostino, tratta dai suoi Discorsi, possa considerarsi come un’interessante chiave ermeneutica del tempo di pandemia, che abbiamo vissuto. Un tempo in cui le quotidiane abitudini della nostra comunità, così come quelle della stragrande maggioranza della popolazione mondiale, sono dovute inevitabilmente cambiare. Tempi cattivi e penosi, se pensiamo alle agghiaccianti immagini, che resteranno indelebilmente scolpite dentro di noi, di quei carri armati, che nella bergamasca trasportavano decine e decine di defunti, privati dell’affetto dei propri cari negli ultimi istanti di vita. Mai come in questo periodo, però, abbiamo potuto riscoprire il valore del tempo. Molti, chiusi nelle loro case, ne hanno avuto fi n troppo; molti altri, tenuti in vita da un respiratore nel reparto di rianimazione di un ospedale, di questo tempo ne hanno avuto veramente poco! Cos’è allora il tempo? Ci viene in aiuto ancora il santo d’Ippona, quando, cercando di rispondere a quest’eterno quesito dell’uomo, comunica la sua incapacità nel saperlo defi nire: «Se nessuno me lo chiede, lo so; se cerco di spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so» (Agostino, Confessioni, XI, 14, 17). Sarebbe utile a tutti noi rileggere il capitolo XI delle Confessioni per comprendere la soluzione a cui giunge Agostino: il passato ed il futuro possono essere pensati solo come presente, il passato come memoria, il futuro come attesa, e la memoria e l’attesa sono entrambe fatti presenti; ed il presente è la visione: «Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non le vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente la visione, il presente del futuro l’attesa» (Ivi, XI, 20, 26). Un cristiano che non vive di memoria, sperando nell’attesa, vive male il tempo che il Signore gli concede di vivere. Risulta ora chiaro il monito agostiniano di vivere bene i tempi, al di là di ciò che accade, anche nel momento in cui, come ci ha ricordato Papa Francesco, nell’allocuzione al momento di preghiera dello scorso 27 marzo «fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio». I tempi siamo noi! Ecco perché, nonostante la distanza fisica, la nostra comunità di tempo non ne ha affatto perso! Fin da subito l’équipe formativa ha assicurato il proseguo della proposta formativa ai seminaristi, tramite programmi di video-conferenza e altri mezzi di comunicazione digitale: il lunedì con la lectio divina sul Vangelo della domenica, al martedì con gli incontri formativi, come di consueto suddivisi per classi, al giovedì con una meditazione spirituale. Il seminarista che ha veramente a cuore la sua formazione, di occasioni per crescere umanamente, spiritualmente e culturalmente ne ha avute tante. Oggi quei giorni tristi e bui sembrano essere lontani e ci auguriamo che possano restare per tutti un ricordo. Le tenebre, pian piano, sembrano lasciare intravedere la luce. Nel frattempo si conclude un altro anno formativo. Un anno veramente singolare! Ci auguriamo che questo tempo di prova per i seminaristi possa essere kairòs, un tempo favorevole di crescita in amicizia con il Signore. Udire il grido dell’umanità sofferente, letto alla luce della Parola di Dio, possa aver suscitato in ciascuno sentimenti di compassione e possa restare in futuro come stimolo ad accogliere con docilità la formazione che il seminario si sforza di offrire. Come siamo noi, così saranno i tempi! Il futuro della Chiesa è anche nelle mani di quanti oggi si stanno formando. Ecco perché occorre saper leggere la storia secondo il provvidenziale disegno di Dio, conservando la memoria del tempo passato che abbiamo vissuto, guardando con speranza l’attesa del futuro, vivendo bene il tempo presente.

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