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il rettore

 Don Mario SPINOCCHIO

Il tema di quest'anno  invita a vivere la formazione cristiana alla luce del vangelo delle nozze di Cana, dove Maria consegna ai servi, e a noi,  la sua regola di vita: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». L’autore propone di imparare da Maria la fiducia, la docilità e l’abbandono totale alla volontà di Dio, accettando anche ciò che non comprendiamo. Le sei anfore diventano simbolo delle dimensioni della nostra vita: umana, spirituale, intellettuale, pastorale, interiore e nascosta, che Gesù vuole trasformare in “vino nuovo”, segno di una nuova alleanza d’amore. La vocazione, soprattutto quella sacerdotale, è vista come sponsalità: essere uniti a Cristo Sposo, amarlo, servirlo e donarsi a Lui con fedeltà e gioia. Come Maria, anche noi siamo chiamati a dire il nostro “Eccomi”, lasciandoci trasformare dall’amore di Dio fino a poter dire: “Vieni, Signore Gesù, perché qualsiasi cosa ci chiederai, noi la faremo”. (Gv 2,1-11).

Come Santa Teresa di Gesù Bambino aveva scoperto la sua vocazione: “Nel cuore della Chiesa mia madre, io sarò l’amore”, anche noi quest’anno vogliamo imparare prima di tutto e sopra tutto a stare con il Maestro per vivere del suo amore. Crediamo infatti che è dall’intimità che possono nascere quegli squarci di luce che possono generare stupore, così come è dallo stare “cuore a cuore” con l’Amato che possiamo trovare la speranza per camminare nel bene senza lasciarci frenare dal male e dalle sue tenebre. C’è un prima del prima, dunque, ci deve essere un fondamento, una motivazione, uno slancio, una chiamata un sogno da sognare affinché il progetto di Dio si realizzi in tutta la sua verità e ampiezza.

“Se vuoi costruire una nave, non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave” (Saint Exupery).

Questo pensiero ci racconta con altre parole la conseguenza dello stare con Lui. Quanta tristezza, infatti, testimoniamo quando la nostra chiamata la riduciamo a delle cose da fare, quando il tutto lo trasformiamo in un mestiere e noi siamo solo gli esperti del sacro: perché non riusciamo più a parlare a questo mondo? Perché le nostre relazioni sono asettiche e formali? Perché sembra che non abbiamo nulla da dire quando, invece, Gesù rimane l’unica bellezza capace ancora di conquistare i cuori? Rimanere con Lui, dunque, significherà imparare a declinare e vivere il nostro sacerdozio non attraverso formule magiche - riti orfani di un dio creato a nostra immagine e somiglianza - o parole altosonanti ma vuote che indicano sentieri impraticabili, o clericalismi che non sanno impastarsi con la creta dell’umanità sofferente, o poteri mai sazi che non capiscono l’umanità povera ed emarginata; piuttosto significherà, con cuore di bambini, saper meravigliarci del poco quando questo poco è profezia del Tutto, saper volare alto lì dove con sguardi lungimiranti possiamo cogliere infiniti orizzonti di senso, saper esplorare il nuovo che mette in crisi le nostre noiose sicurezze e abitudini e, infine, saper scoprire il mistero che si nasconde dentro ogni cosa.

Rimanere con Lui significherà in sostanza vivere in pienezza la nostra vita senza rifugi o surrogati: la preghiera, lo studio, la fraternità, il mondo, la chiesa e il nostro amato seminario saranno una meravigliosa possibilità di intraprendere un cammino che ci dovrà portare a sentire che dovunque e comunque saremo con il Maestro, dovunque e comunque lo incontreremo … e succederà che il nostro cuore sarà troppo piccolo per contenere la gioia".

Don Mario Spinocchio

Rettore del Seminario San Pio X

©2025 di Pontificio Seminario Teologico Regionale San Pio X - Catanzaro

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