Nel pomeriggio del 10 Ottobre 2020, nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi, migliaia di fedeli, sia di persona, sia tramite web, si sono uniti in preghiera per la Beatificazione di Carlo Acutis. Il nuovo beato nasce a Londra nel 1991, la sua vita la trascorre a Milano ed è morto nel 2006 a Monza, a causa di una leucemia fulminante. Papa Francesco, nell’ultimo anno, lo indica come modello di santità giovanile. La Santa Messa di Beatificazione è stata presieduta dal Cardinale Agostino Vallini, legato pontificio per le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli. È proprio il Cardinale Vallini ad offrirci lo spunto di riflessione per comprendere la figura di Carlo e di come sia modello di configurazione a Cristo, per tutti coloro che sono in cammino verso il sacerdozio e non solo. Infatti il Cardinale nella sua omelia afferma: “Viene spontaneo domandarsi: che aveva di speciale questo ragazzo di appena quindici anni?” Nulla, Carlo era un ragazzo normale, semplice e pieno di gioia, amava la natura, gli animali, il calcio, ma soprattutto aveva la passione per le riprese e la programmazione al pc, ed è proprio da quest’ultima che iniziamo a scoprire la sua figura. Infatti Carlo usava le sue grandi abilità informatiche per trasmettere la buona novella del Vangelo, ma soprattutto per diffondere i miracoli Eucaristici. Carlo, fin da bambino dimostra un amore spropositato per l’Eucarestia e un’innata predisposizione alla fede. L’Eucaristia è per lui il pane quotidiano, rimane in adorazione per lunghi periodi e partecipa ogni giorno alla Santa Messa. Organizza le sue vacanze per vedere, filmare, documentare e pubblicare i miracoli Eucaristici in tutto il mondo. Carlo arriva a definire l’Eucaristia “l’autostrada per il cielo”. Questo rapporto con l’Eucaristia e con Gesù, questa relazione Io-Tu con il Signore, non sta forse alla base del cammino vocazionale per il sacerdozio ministeriale?! La Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis al numero 61 spiega il concetto di discepolato: “Il discepolo è colui che è chiamato dal Signore a stare con Lui (cf. Mc 3,14), a seguirlo e a diventare missionario del Vangelo. Egli impara quotidianamente a entrare nei segreti del Regno di Dio, vivendo una relazione profonda con Gesù. Lo stare con Cristo diviene un cammino pedagogico-spirituale, che trasforma l’esistenza e rende testimone del Suo amore nel mondo.” Carlo attuava perfettamente quanto ci dice la Ratio, infatti non solo stava davanti a Gesù Eucaristia per lunghi periodi, ma leggeva, conosceva e meditava la Parola di Dio. Tutto ciò si riversava in un grande zelo per la testimonianza e l’annuncio evangelico che lui portava sia in famiglia, ma anche a scuola e dovunque si trovava. Tutto il lavoro interiore fatto da Carlo, attraverso le opere del Signore, si tramutava in testimonianza viva, infatti non solo annunciava la Parola, ma la metteva in pratica nel suo piccolo, portando da mangiare ai poveri e delle coperte da lui comprate, con i suoi risparmi, ai senza tetto e ai poveri della sua città. Questo rappresenta in pieno ciò che Papa Francesco ama ripetere: “essere Chiesa povera per i poveri”. Ma un altro tassello fondamentale della spiritualità di Carlo era Maria Santissima, alla quale ogni giorno si rivolgeva per chiedere l’aiuto necessario, con la preghiera del santo rosario. Lui considerava “il rosario come la scala più corta per salire in Cielo”. Questi tre tasselli, l’Eucarestia e gli altri sacramenti, Maria e la Parola di Dio, udita, attuata nella carità, sono fondamentali sia per ogni cristiano, ma soprattutto per seminaristi che sono in cammino verso il sacerdozio, la cui formazione mira alla configurazione a Cristo. Carlo n’era la piena attuazione, anche se nel suo piccolo si era configurato a Cristo e già nel suo cuore c’era un germe di vocazione al sacerdozio. Ma in Carlo ha prevalso la prima vocazione, quella di ogni battezzato, ovvero quella alla santità. Lui è il beato della porta accanto, quel ragazzo normale che ha trasformato il quotidiano in qualcosa di straordinario, chiamato “Amore” e che un giorno ebbe a dire: «una vita è veramente bella solo se si arriva ad amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come noi stessi».
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