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DON MOTTOLA TORNA SUL MONTE!

«A Catanzaro sono tornato per bere l’acqua che

disseta. Ho veduto il Padre, che mi ha detto: Avanti!»

(29 giugno 1924)(1).


Così affermava Francesco Mottola, sacerdote da qualche mese, dal 5 aprile 1924. Parlava di Catanzaro, del suo Seminario, che definiva: «Costruzione solida, quadrata, bella […] era il nostro Seminario regionale […] tutti noi di Calabria sentivamo la gioia del dono, che il Papa ci aveva fatto, così regalmente – ci pareva come un riconoscimento pontificale all’intelligenza di questa terra che non ha nessun altro istituto di cultura superiore […]. L’aveva voluto il Papa: Pio X santo, nel cuore di Calabria – Cor cordium – per raccogliere in unità i cuori di tutti i calabresi. […] Si viveva in un’atmosfera di gloria, non come vecchi nobili scaduti, ma come giovani, che vivono il passato per attuarne le glorie nel presente»(2). Quello stesso luogo proposto al Pontefice, a cui Mottola esprime devotamente la sua gratitudine, come: «terreno appena fuori della città, nel luogo detto Madonna dei Cieli, da un santuario a Lei dedicato, in posizione elevata, amenissima»(3).


Come per Abramo, sul monte il Signore si era fatto vedere (cfr Gen 22, 14) anche per il giovane Francesco Mottola, classe 1901. Proprio sul monte di Catanzaro, nel Seminario Pontificio «San Pio X», il Signore aveva fornito a lui e a molti suoi compagni, insegnamenti e direttive per rimane. Gli fedele per sempre, nelle gioie e nelle sofferenze della vita. Come a Mosè un tempo, il Signore aveva chiamato (‘vocato’) il giovane Francesco, dalla piccola Tropea, dicendogli: «Sali verso di me sul monte e rimani lassù» (Es 24, 12), perché potesse dire con forza: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!» (Es 24, 3). E come le più grande teofanie della storia della salvezza, proprio sul monte del Seminario il Signore si era manifestato a Mottola in quella brezza leggera (cfr 1 Re 19, 9-18), pervadendo il suo cuore di determinazione per il conseguimento della santità, proprio come Elia sull’Oreb.


Come Gesù, il seminarista Mottola, si era ritirato sul monte a pregare(4) , con l’intenzione di mantenere costante il suo rapporto personale con Dio; capace così di salire alle più alte vette della contemplazione per scendervi con l’ardore di un cuore soggiogato dall’amore di Dio: «Io sono un viandante che va e va…». Un andare che «lo affida alla Parola di Dio che gli chiede amore per i fratelli e gli apre orizzonti sempre nuovi per cose nuove […]; e la fede, lungo l’itinerario del suo soffrire, lo fa decisamente puntare su queste novità»(5). È bello pensare che proprio dal monte del Seminario abbia iniziato a riconoscere il carisma di certosino della strada per una vocazione sacerdotale densa d’interiorità e che da qui sia partito l’itinerarium mentis che stabilisce come meta Dio: «Conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, per poi goderlo eternamente nei Cieli»(6).


Dopo novantasette anni, Don Mottola torna su questo monte per ispirare le nuove generazioni sacerdotali, rinsaldare i cuori dei seminaristi nell’esigente sequela di Cristo e prepararli a dire con lui: «Eccomi, eccomi tutto!». Dice ancora: «Signore abbi pietà di me: ricostruiamo, rifacciamo la nostra tela d’amore, come allora, ricordi Gesù? L’aurora del mio sacerdozio, sulla collina del Pio X [Seminario Regionale di Catanzaro], i sogni, gli ideali…

non sono spenti» [20-26 agosto 1993. Esercizi spirituali](7).


Bentornato, don Mottola!




 

1 F. MOTTOLA, Diario dello spirito, B.M. DANZA (a cura di), Tipografia La Roccia, Tropea 19922, 41.

2 ID., L’arciprete di Parghelia, Edizioni Parva Favilla, Tropea 1956, 19-20.

3 AA. VV., 90 anni di servizio alla comunità ecclesiale calabrese, Editoriale progetto 2000, Cosenza 2002, 16.

4 Cfr Mt 14,23; Mc 6,46; Lc 6,12; Gv 6,15.

5 M. LOJACONO, in F. MOTTOLA, Diario dello spirito, 9.

6 F. MOTTOLA, Opera omnia, vol. V, «La meta» in Itinerarium mentis, P. GHEDA (a cura di), Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2000, 14.

7 F. MOTTOLA, Diario dello spirito, 60.







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